Cerca In Questo Blog

lunedì 7 dicembre 2009

completamente matto


va bene, so che siete stanchi di
sentirla
ma che ne dite di un'ultima volta?
tutte quelle minuscole stanze in tutte quelle città.
andando da una città all'altra
da una stanza all'altra
terrorizzato e nauseato da com'è la gente.
era uguale in ogni posto,
migliaia e migliaia di miglia passate
a guardare dal finestrino di un bus Greyhound,
ascoltandoli parlare, guardandoli,
le teste, le orecchie, il modo di camminare,
questi erano alieni giunti da qualche al di là,
parallelepipedi parpendicolari senza vita,
mi affondavano la lama nello stomaco,
persino le ragazze adorabili,
con l'occhio astuto, i corpi magici e molli,
erano solo un anticipo su un
miraggio,
un trucco a buon mercato della vita.

ho vagato di stanza in stanza
di città in città,
nascondendomi, cercando, aspettando...
per cosa?
per niente tranne
l'irresponsabile e negativo
desiderio
di almeno
non essere uguale a
loro.

amavo quelle vecchie stanze,
i tappeti consuenti,
il bagno in fondo
al corridoio,
persino ratti e
topi e bagarozzi
erano buoni compagni...

e lungo la strada
non so come scoprii
la musica classica.

avevo un vecchio giradischi.
e invece di mangiare
usavo i miei quattro soldi
per comprare vino scadente
e dischi.
e m'arrotolavo sigarette,
fumavo, bevevo,
ascoltavo musica
al buio.
ricordo una notte
speciale
quando Wagner davvero
scoperchiò il soffitto
della mia stanza.
ebbro di gioia
mi tirai su
dal letto,
piantato con
le braccia alzate
al soffitto
e colsi la mia immagine
nello specchio
e di me non era rimasto
più niente,
uno scheletro d'uomo,
giù da 200 libbre a
130,
con le gambe
scavate.

vidi questo macabro teschio
che mi fissava
ed era così
ridicolo
e cosi simpatico
che cominciai a ridere
e dentro lo specchio
l'immagine rise con me
e diventò
buffo e sempre più buffo
mentre alzavo più in alto
le braccia
al soffitto.

e in quelle vecchie
stanze,
per mia fortuna,
c'erano vecchie padrone di casa gentili,
con il Cristo appeso
sul muro delle scale,
ma ciononostante
sempre molto gentili.

"Mr. Chinaski, il suo affitto è
in ritardo, va tutto
bene?"

"oh sì, molte grazie."

"sento suonare la musica
giorno e notte,
lei sta seduto nella sua stanza
giorno e notte
con le persiane abbassate...
va tutto bene?"

"sono uno scrittore."

"uno scrittore?"

"si, ho appena inviato qualcosa
al 'New Yorker'
sono certo che molto presto
si faranno sentire."

chissà come
se dicevi
che eri
uno scrittore
avrebbero sopportato
ogni sorta di scuse,
specie se eri
nei tuoi primi
vent'anni.
(più tardi, sarebbe stata dura
vendergliela,
come avrei
scoperto.)

ma amavo quelle
piccole stanze in tutte
quelle città con tutte
quelle padrone di casa
e Brahms
e Sibelius
e Sostakovic
e Ives
e Sir Edward Elgar
e le sonate di Chopin
e Borodin
Beethoven
Hayden
Handel
Mussorgskij
ecc.

adesso, chissà perchè, dopo
decenni di
quelle stanze
e lavori da rompersi il
culo
e dopo aver gettato via
letteralmente 40 0 50
libbre di manoscritti
respinti
ritorno ancora a una
piccola stanza.
qui,
per raccontarvi
ancora una volta
il prodigio della
mia follia
di allora.

ora la differenza
consiste in questo
che mentre la mia scrittura non è
cambiata granchè,
la mia fortuna
sì.

ed era
in quelle stanze
alla mezza luce delle
quattro di mattina
che un uomo ridotto
sullo scaffale del nulla
era abbastanza giovane
allora
per rimanere giovane
sempre.

stanze di
gloria.

Charles Bukowski

0 commenti:

Sostienici